Jakob Lorber












  

















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Medium veggente ed auditivo
   
   1. Da quanto detto finora consegue che Lorber, dal suo quarantesimo anno di vita in poi, fu un medium auditivo assai notevole, più di quanto senza dubbio lo si vorrebbe classificare nel tempo attuale in cui le facoltà spiritistiche, seppure di grado alquanto inferiore, sono già comparse a migliaia. Degno di nota deve apparire anche il fatto che Lorber affermava di sentire sempre nel cuore quella voce interiore, che egli chiamava la voce del Signore, mentre quella degli altri spiriti la percepiva nella regione occipitale del capo.
   2. Benchè Lorber abbia scritto medianicamente migliaia di fogli, non lo si può tuttavia chiamare un vero e proprio medium scrivente al quale viene guidata meccanicamente la mano da un'intelligenza estranea. Egli scrisse invece sempre autonomamente ciò che egli sentiva suggeritogli da un'intelligenza estranea, e che egli asseriva di percepire come con l'orecchio.
   3. Lorber era però anche un medium veggente. Per questo certamente si possono citare quasi solamente le sue proprie asserzioni. Dopo la maggior parte dei casi di morte nella cerchia dei nostri conoscenti e familiari, egli ci raccontava, infatti, di aver visto la persona recentemente defunta, ne descriveva l'aspetto, illustrava le condizioni in cui il defunto si trovava nell'Aldilà e non di rado ci trasmetteva saluti e altre ambasciate.
   4. Particolarmente spesso lo visitava uno spirito femminile che in vita mi era stato molto caro e che lo è tuttora La moglie di Leitner, trapassata quando era ancora giovane. e che mi faceva pervenire per mezzo suo consigli e talora anche ammonimenti che in seguito si dimostrarono effettivamente utili. Egli descrisse anche la figura di questo spirito in un modo che dal suo aspetto esteriore, che man mano andava nobilitandosi, si poteva anche dedurre il progressivo sviluppo spirituale dell'anima. Secondo la descrizione di Lorber, questo spirito femminile gli apparve circa mezzo anno dopo la sua dipartita dalla Terra, la prima volta con la faccia amichevole e serena in una lunga veste grigio chiara a pieghe, che più tardi era abbellita da un orlo color porpora e da una cintura di uguale colore a metà corpo. Trascorso un certo tempo, la veste apparve di colore azzurro chiaro, poi bianco puro e infine splendente come la neve. L'apparizione portava poi i capelli sciolti che scendevano lungo il collo, quando si muoveva si potevano scorgere nelle larghe maniche le braccia ben formate, mentre i piedi nudi sporgevano di poco dalla lunga veste a pieghe.
   5. Durante una delle sue visioni, io da parte mia acquistai la piena convinzione della realtà delle stesse. Un giorno egli mi raccontò di aver avuto nella notte precedente, al chiaro di luna, nuovamente una visione che mi riguardava. Infatti all'improvviso davanti al suo letto, ad una certa distanza, se ne stava una vecchia signora di statura piuttosto piccola e tarchiata, che stranamente teneva fermamente chiusi gli occhi e che lo pregò di salutarmi e di dirmi di pensare ogni tanto a lei perché ciò le avrebbe fatto bene. Io ero tanto stupito quanto lieto di questa comunicazione, poichè avevo immediatamente riconosciuto in quell'apparizione una cara parente defunta poco tempo prima all'età di oltre ottant'anni e che nelle ultime settimane della sua vita era divenuta così debole nelle palpebre degli occhi che non fu più in grado di alzarle e perciò era come se fosse cieca. Lorber, però, difficilmente aveva mai visto questa vecchia signora e non di certo nelle sue ultime condizioni di vita delle quali egli non aveva alcuna conoscenza. La sua descrizione che concordava spiccatamente con il suo effettivo aspetto esteriore e con il suo stato di cecità, fornì così una prova convincente dell'identità di quello spirito con la mia congiunta.